Il paziente grave
5 Dicembre 2009Stress post-traumatico ed esperienza immaginativa
20 Marzo 2010Secondo un’indagine effettuata dalla Caritas nel 2009, in Lombardia ci sono circa 1 milione di residenti regolari che studiano, lavorano, formano nuove famiglie e gestiscono delle imprese; malgrado la crisi nel mondo del lavoro, le attività gestite da stranieri sono triplicate negli ultimi sei anni. L’integrazione tuttavia può essere problematica anche per coloro che apparentemente si sono inseriti. Uno studio effettuato sui bambini extracomunitari che frequentano le scuole statali ha evidenziato che spesso è presente un ritardo nelle fasi dello sviluppo psicologico rispetto all’età anagrafica: influiscono l’immaginario del non ritorno o quello della scissione “sono qua ma desidero essere là” (Simeti, Sperandeo 2009). A maggior rischio, per il pericolo di una doppia esclusione, sono le donne in quanto tali e in quanto migranti, con evidenti conseguenze sui figli ovvero sull’inserimento sociale degli immigrati di seconda generazione (Calabrò 2009). Ma il fenomeno della mancata integrazione, in Italia, non è nuovo, da molti anni riguarda anche l’immigrazione interna soprattutto nella categoria, per certi versi “privilegiata”, dei “frontalieri” (Passerini 2010). Per evitare interventi “ciechi” che rischiano di essere inefficaci, il tema va affrontato in chiave multidisciplinare spaziando dagli aspetti socio-culturali, a quelli economico-lavorativi, a politiche di integrazione linguistica e sanitaria, all’aiuto psicologico. Vengono esposti due modelli operativi: 1) la Terapia Comunitaria sviluppata dal MSMCBJ in Brasile (Bonvini 2008), che prevede uno spazio di ascolto e di accompagnamento per famiglie a rischio di emarginazione sociale, interviene con gruppi di terapia, di auto-aiuto, di autostima, con il trattamento psicologico individuale e con atelier di arte-terapia; 2) il “setting interculturale” di impronta psicoanalitica con la metodologia dell’Esperienza Immaginativa: le espressioni verbali vengono trasferite nella produzione immaginativa iscrivendo nel registro del simbolico ciò che era sensoriale (Biaggi 2009). Il terapeuta, per poter operare nella “terra di nessuno” che si situa tra le due culture, deve disporre di un modello capace di rispettare il testo manifesto del paziente e il pensiero inseritosi culturalmente nella sua mente. Casi clinici.
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