“…improvvisamente… delle coccole audaci…” caso clinico di Pedofilia trattato attraverso l’Esperienza Immaginativa
7 Novembre 2013Memoria e Alzheimer
15 Marzo 2014Evento informativo e formativo, che raccoglie l’invito dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulla donna: realtà emergente di un fenomeno in buona parte sommerso che colpisce, direttamente o indirettamente, entrambe i sessi. Si affronta il tema dell’abuso che, nella nostra esperienza, coinvolge spesso oltre le donne anche i minori e che quando arriva alla richiesta di aiuto molte volte si può solo cercare di lenire danni ormai pregressi. La traccia della giornata prevede un approccio multidisciplinare. La giornata è stata dedicata ad Italo Carta, Professore di Psicoterapia dell’Università di Milano Bicocca e docente della nostra Scuola, recentemente scomparso, e ad Anna Riva, Sessuologa del Centro Italiano di Sessuologia, deceduta qualche anno fa, ma eminente coautrice di nostre precedenti pubblicazioni sull’abuso sessuale nonché “madrina” del primo riconoscimento ministeriale della nostra scuola di specializzazione. L’evento si è aperto con la proiezione del pluripremiato cortometraggio “Piccole cose di valore non quantificabile” di Gianluca Arcopinto che ha animato il dibattito sul tema della giornata evidenziando alcuni elementi caratteristici delle storie di abuso: la difficoltà della denuncia, da parte della vittima, là dove la comunicazione dei fatti spesso deve essere decodificata da un parlato che tende a celare pur nel desiderio di raccontare; l’inizio della vicenda sovente caratterizzato da gesti di “amore e di affettuosità” che a poco a poco vanno “sporcando” la fiducia della vittima con il graduale instaurarsi del senso di colpa; la vulnerabilità della vittima simile a quella di un bambino, anche quando si tratta di adulti, in quanto “le regole le fa il più forte [psicologicamente]”; come si parli molto dell’atto che è oggetto di abuso e del vissuto della vittima ma poco si sappia sull’abusante, che viene “protetto” da una cultura di sopraffazione e di omertà. Flavia Valtorta ha introdotto il rapporto differenziato esistente tra le diverse strutture cerebrali e quelle psichiche interessate dal trauma, rapporto che esita nelle principali sindromi a cui va incontro chi viene abusato: depressione, disturbi d’ansia e disturbi da stress post-traumatico. La loro genesi si basa su un’impossibilità di archiviazione dell’evento come ricordo specifico là dove l’aspetto traumatico viene “rivissuto” ma non “ricordato” con il risultato di essere continuamente riattualizzato. Su questa base è stato considerato l’esito atteso dei diversi tipi di terapia. Riccardo Fesce, partendo dalla enunciazione dell’“amore” come un’entità spiegabile solo per trasfigurazione, attraverso una dimensione intuitiva che lo definisce indirettamente come una coloritura emozionale della “normalità”, lo ha caratterizzato con la coscienza estesa: fantasie, progetti nel tempo, rielaborazione del vissuto, che va distinta dalla coscienza primaria della stessa esperienza, caratterizzata dal qui ed ora tipici del modo di pensare ed agire che muove il bambino, l’animale, l’atto sessuale in senso stretto; l’affascinante conciliazione di queste due dimensioni è ciò di cui viene privato chi effettua così come chi subisce l’esperienza di abuso, realizzando un’amputazione che sottrae all’Io una fondamentale, inesauribile sorgente di energia. Vittoria Tola ha tracciato l’attuale “geografia” della tratta delle donne, a scopo di sfruttamento sessuale: le nigeriane, “vendute” ai trafficanti dalle loro stesse madri, apprezzate perchè giovanissime, ovvero prive del rischio di AIDS in quanto presupposte vergini; tanto più che vengono “inviate” con l’illusione del benessere economico-sociale e con il rinforzo di riti tribali che ostacolano il ritorno; le albanesi, “vendute” dai propri fidanzati o fratelli, che hanno preclusa la via del ritorno in quanto considerate “disonorate” nella società di provenienza; le rumene e le moldave, maggiori di età e quindi più consapevoli, arrivano costrette e/o con l’inganno ma riescono presto a sganciarsi da chi le sfrutta attraverso la prostituzione “contrattata” dove i ricavi vengono divisi al 50% ed il luogo si sposta dalla strada all’appartamento; le cinesi, neo-prostitute per il mercato occidentale in quanto fino a poco fa erano riservate al mercato “interno” della loro comunità; infine la categoria di quelle che si mettono in proprio come “escort”, accompagnatrici o “imprenditrici di sé stesse” che vanno ad alimentare il commercio sessuale per acquistare beni di consumo altrimenti irraggiungibili. Il Magistrato, Ilaria De Magistris, ha sottolineato come la violenza, soprattutto quando si tratta di minori, non sia solo quella esplicita (la condotta sessuale) ma soprattutto quella psicologica, legata alla suggestionabilità della vittima che, in quanto minore, non è in grado di scegliere. E proprio per questa caratteristica deve essere tutelata anche la direzione opposta, a garanzia dell’abusante, nell’accertamento della verità circa l’attendibilità della vittima. In tal senso le norme della corte europea si prefiggono di tutelare il mondo affettivo del minore anche a scapito del perseguimento del reato nel privilegiare la riservatezza e nel non sanzionare la mancata protezione da parte dei genitori. Nella discussione, traendo spunto da casi clinici, si è posto il tema se il trattamento psicoterapeutico possa favorire o modificare la rievocazione del ricordo. La seconda parte del workshop è stata dedicata a tre casi clinici trattati con la metodologia dell’Esperienza Immaginativa (www.sispi.eu). Nel primo caso ci si addentra nel percorso di una ragazza nigeriana, vittima della tratta e di drammatici abusi infantili subiti nel Paese d’origine. Il caso mette in luce ed esemplifica le più importanti difficoltà che si incontrano nella cura di questo tipo di pazienti: la non accessibilità all’attribuzione di significato, la memoria autobiografica carente e la degradazione della capacità metaforica. Il secondo caso riferisce di un abuso pregresso, venuto all’osservazione in una donna adulta, che lo aveva subìto quando era bambina: il ricordo simbolizzato del trauma si confonde con la fantasia inconscia del desiderio, affiorato da difficoltà relazionali e lavorative. Il terzo caso narra di un abuso intra-familiare, subìto da una paziente quando era in età infantile, che ha avuto come conseguenza un blocco sessuale ed una crisi coniugale da adulta. Nella parte finale del workshop vengono date indicazioni sull’uso dei tests psicologici che, come affermano le direttive dell’American Psychological Association, non può prescindere dalle competenze di chi li usa. Ne viene illustrato un impiego critico, secondo il principio che non devono essere una scorciatoia per l’evidenziazione del problema Il modello terapeutico proposto, psicodinamico con l’Esperienza Immaginativa, ha dimostrato l’azione sulla frammentazione causata dal trauma e come si possa facilitare la creazione di nuove associazioni mediante l’uso delle immagini: favorire così l’integrazione dell’accaduto, mettendo in relazione la rievocazione del ricordo con la sua ritrascrizione emotiva e cognitiva. All’interno di un contesto sicuro può dare un aiuto al dramma del paziente anche grazie alla sensibilità umana del terapeuta che sappia addentrarsi con rispetto in una sfera così intima del paziente. Il workshop ha fornito strumenti operativi utili per intervenire nelle situazioni a rischio e nella prevenzione, diversificati in base alla qualifica professionale del partecipante.
http://sispi.eu/_docs/2013/131106_Comunicato_Stampa_Sogni_rubati.pdf